Streaming Online: come ti frego l’utente del web per guadagnare due lire

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Il “mercato” della pirateria online nostrana è incentrato, inutile girarci intorno, sullo sfruttamento dei contenuti protetti per creare traffico di ricerca e lucrare (anche pesantemente) mediante un massivo uso di Advertising. Per dieci utenti che, in spirito “di condivisione” preparano e mettono online una copia contraffatta, il mercato web italico è soprattutto una arena di migliaia di soggetti che catalogano questi contenuti, scrivono pagine altamente permeabili ai motori di ricerca e utilizzano questi contenuti per una rendita fissa in advertising. Rendita che può essere anche estremamente rilevante.

Non ho intenzione di rivangare chissà quale legittimità o illegittimità dei comportamenti, anche perché persino gli amici del Partito Pirata italiano sanno perfettamente le mie posizioni: se lucri sui contenuti protetti, allora non sei un “eroe” ma semplicemente un furbetto come tanti altri.

Siamo abituati ormai a vedere in concomitanza con lo streaming, con l’hosting e con il linking dei contenuti una selva di banner (sovrimposti, affiancati, in overlay) e di pop-up (e pop-under, e pop qualunquecosa) oltre che le pagine “di transizione” di accorciatori di link che monetizzano la schermata di attesa.

Ovviamente è un business model pericoloso (per non dire pericolossissimo), visto che anche [con il nostro supporto][^1] una serie di portali in questi ultimi mesi sono stati chiusi e una serie di cause civili e/o penali sono state avviate. Monetizzare quindi i contenuti in questo modo diventa, parrebbe, assolutamente più pericoloso e soprattutto alla luce del rischio molto meno profittevole sul lungo termine.

Se davvero si trattasse di pirati dal cuore d’oro, che gettano il cuore oltre l’ostacolo, allora assisteremmo (qualora non fossero imbecilli) ad un fenomeno di totale scomparsa dei banner: infatti in questo modo sarebbe più complesso in qualunque sede sostenere che si tratti di portali “for profit”.

**Ma invece no.**

Quello che rileviamo negli ultimi mesi è, invece in una inversione del mercato del settore volta ad un unico scopo: **fregare il navigante** del web **proponendogli contenuti fasulli**, facendogli compiere click e… **non fornendo alcun contenuto**! Ecco il vero spirito affiorare, quindi: se è il contenuto che da problemi legali alla monetizzazione, facciamo sparire il contenuto e freghiamo bellamente l’utente che crede di scaricare il film :)

Uno degli esempi emblematici me lo hanno segnalato proprio stamane riguardo al film di Checco Zalone “Sole a Catinelle”: una veloce ricerca su Google porta infatti a qualche risultato veloce, in primissima posizione, che porta ad una bella pagina in cui sono elencati (con un sacco di advertising), una serie di link in cui è asseritamente possibile scaricare (download) o vedere online (streaming) il film:

Al click sul primo di questi link, però, non si arriva al sito reclamizzato (RapidGator) ma al contrario ad un sito di **advertising-shortener** un servizio, cioè, che permette ai proprietari di siti web di monetizzare i link in uscita frapponendo tra sorgente (il sito originario) e destinazione (il link a cui voglio rimandare) una pagina pubblicitaria remunerata.
Nemmeno da dire che tale Solo attendendo un numero di secondi (10/15 in genere) è possibile procedere, asseritamente alla destinazione finale. Ecco come si presenta il nostro **advertising-shortener**:

Certi a questo punto che cliccando sul pulsante “skip” (salta) arriveremo al nostro film, ci ritroviamo invece a nient’altro che un differente advertising-shortener che, ancora una volta, ci impone di attendere. In questo caso, però, non vediamo advertising ma bensì la home-page di un sito web reale invece del banner.

E qui la situazione si complica un poco, perché quello a cui assistiamo è un sito web che paga per essere incluso in un “frame” e vedere quindi le sue visite forzosamente innalzate non già per via di un numero considerevole di utenti che vogliono visitare il sito, ma perché questi utenti sono **stati forzosamente costretti ad aprire il sito per visualizzare altri contenuti**. Una pratica di sicuro impatto per il numero delle visualizzazioni che il sito può ottenere, ma probabilmente considerabile da molti come molto poco etica.

Ma mettiamo caso che il nostro utente intenzionato a scaricare illecitamente il contenuto non si perda d’animo e decida anche questa volta di cliccare il pulsante per continuare: serviranno le sue fatiche? A quanto pare no, perché la terza schermata che viene presentata è questa:

In altre parole ci troviamo, in questo caso, nell’ennesimo **advertising-shortener**, ma di una versione ancora più subdola per un utente non particolarmente addentro alle meccaniche della rete: qui infatti viene proposto di “scaricare qualcosa”, sottintendendo ovviamente il film, inviando il proprio numero di cellulare nel box centrale. Ovviamente si tratta ancora una volta semplicemente di un inganno (il link per continuare è in alto a destra), ma l’utente che inavvertitamente si facesse convincere si ritrova in questo modo iscritto ad un servizio a pagamento premium erogato da Buongiorno SPA per un costo di minimo 5 euro alla settimana, automaticamente rinnovato, che consente di scaricare non meglio precisati Java Games…

Ma non facciamoci fregare e proviamo a continuare, speranzosi che al prossimo passo ci attenda finalmente il link per scaricare il contenuto che desideriamo. Ma invece:

Esattamente: eccoci proiettati ad un generico portale di ricerca, che ci apre, peraltro, altri pop-up al caricamento di qualsivoglia contenuto.

Anche ricercando manualmente il titolo del film non mi trovo ad ottenere particolari successi, perchè la pagina risultante è, ancora una volta, un sito incluso per generare altre visualizzazioni di pagine:

…che dire? Nulla se non che **pecunia non olet**, e alla fine della fiera frodare gli utenti per click e per visualizzazioni pare la vera moda. Altro che “il web è contenuti”: il web delle revenues pubblicitarie pare più distrazione, politiche di advertising imbarazzanti, tentativi di confusione e un sacco, un sacco di immondizia digitale.

Con buona pace della sharing-economy e del content-is-king.

Estote parati.

[^1]: In [The Fool](http://thefool.it) ci occupiamo di tutela della Reputazione Online e di Proprietà Intellettuale. Tra le altre cose :)

l'autore

Matteo Flora

Mi chiamo Matteo Flora, sono imprenditore seriale, docente universitario e keynote panelist e divulgatore. Mi occupo di cambiare i comportamenti delle persone usando i dati.
Puoi trovare informazioni su di me ed i miei contatti sul mio sito personale, compresi i link a tutti i social, mentre qui mi limito a raccogliere da oltre quattro lustri i miei pensieri sparsi.
Buona lettura.

di Matteo Flora

Matteo Flora

Mi chiamo Matteo Flora, sono imprenditore seriale, docente universitario e keynote panelist e divulgatore. Mi occupo di cambiare i comportamenti delle persone usando i dati.
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